State ascoltando in questi giorni le parole “Def”, “manovra”, “deficit” ma non ne capite bene il significato? Avete poco chiaro cosa intende fare il Governo per incidere sul bilancio? Provo a spiegarvelo.
Il Documento di economia e finanza (Def) è lo strumento con cui l’esecutivo indica le riforme che intende fare nei prossimi anni. In esso presenta anche le proprie previsioni sull’andamento dell’economia e delle finanze del Paese. Lega e 5stelle stanno ultimando la definizione del proprio Def, e i contenuti sono pressoché chiari. Critiche sono arrivate da parte di tutti i principali centri di analisi. Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea, Bce, Bankitalia, Ufficio Parlamentare di Bilancio, agenzie di rating… manca solo Paperone e il ragionier Filini. “Numeri troppo fiduciosi riguardo alla crescita”, hanno detto in coro.
Per sostenere i propri progetti, Lega e 5stelle intendono ricorrere ad un deficit del 2,4% del Pil. Il deficit si verifica quando le uscite di cassa superano le entrate, quindi va ad aumentare il debito pubblico. Il Pil indica invece la produttività ed è il principale indicatore di ricchezza di un paese. Per questo l’Unione Europea (e non solo) punta a mantenere contenuto il rapporto tra deficit e Pil nei propri Stati. Il ministro dell’Economia Tria voleva mantenere il rapporto all’1,6%. Di Maio e Salvini sono riusciti a strappargli il 2,4%. Ciò significa un ulteriore aumento del debito per finanziare alcuni progetti. (Ricordo che il debito italiano è altissimo e vale il 132% del Pil. È il terzo debito più opprimente al mondo dopo quello di Grecia e Giappone).
La manovra Lega-5stelle ha un valore complessivo di 37 miliardi di euro, di cui 22 miliardi in deficit. Da dove provengono i 15 miliardi non in deficit? Da nuove tasse e da tagli. In particolare da: condono, rottamazione delle cartelle esattoriali, riduzione delle agevolazioni sulle detrazioni fiscali, aumento degli acconti d’imposta, taglio alla Difesa, taglio alle pensioni più alte e altro ancora. In pratica è una manovra basata su tasse, debito e tagli. Servivano infatti molti soldi per finanziare i due progetti principali della maggioranza: Reddito di cittadinanza e superamento della Legge Fornero.
Questi sono i fatti. Ora le mie (non richieste) considerazioni. Penso che si tratti di una manovra con una visione a breve termine, costosissima, che aumenta il peso sulle future generazioni e che non punta alla modernizzazione del paese. La vedo come una competizione interna tra Di Maio e Salvini in cui ciascuno prova a gridare più forte, “Vedete? Abbiamo mantenuto le promesse”. Una manovra che spera di far balzare i consumi interni del Paese attraverso l’assistenzialismo, quando l’unica strada per farlo è il lavoro e l’efficienza delle imprese. Questa manovra non parla di giovani, scuola, ricerca, tecnologia, green economy e di una svolta per il Mezzogiorno. Tutto ciò che serve a questo paese per cambiare passo.
Aumentare così tanto il debito, nelle nostre condizioni di indebitamento, è un ostacolo alla crescita. Specie se ci si indebita per sostenere l’assistenzialismo e non la modernizzazione.